Note – Nota
by Andrea Ciccarelli
We are delighted to present this issue of Simultanea with a cover by Matteo Pigoli, an up-and-coming comics artist who works at the “Andrea Pazienza” Comics Center in Cremona. It is a beautiful, ironic and thought-provoking cover. It touches upon some of the topics examined in the articles, while reminding us that the complex fabric of pop culture cannot be reduced to a single canon, style or genre.
This issue comes out a few weeks after the departure of one of the most relevant figures of the European musical and stage scene, Milva (1939-2021).[i] This sad event is a reminder of why we conceived a new journal devoted to Italian media and pop(ular) culture. Milva’s artistic metamorphoses (from being one of the most iconic Italian pop singers to becoming one of the most sophisticated European stage actresses reciting in Milan, Paris, Berlin...) confirm why identifying high and popular culture as two opposite cultural spaces is problematic and limiting, if not plainly wrong. Naturally, we are critically mindful of the different artistic genres, aesthetic intentions and target audiences of a poem, rock song, TV show or comics strip, but we do believe that pop culture is an integral part of culture. Milva’s transcultural evolution – from a local to an international music audience, and from a monolingual to a multilingual and multifaceted acting career — reiterates that major and minor arts, as well as popular or high cultures are inevitably linked. Let's look at the issue from the point of view of the public and let’s imagine the audience’s reaction to Shakespeare, in his times. We can only concede that The Merry Wives of Windsor must have sounded very differently than King Lear or Richard III, for instance. As usual, the diverse cultural background and sensibility of the public must have accounted for a (more or less) superficial or deep fruition of the work, but without denying its lighter, entertaining goal. We could say the same for many other popular works that are also a classic, naturally. For instance, it is highly significative that many anthological manuscripts containing parts of Boccaccio’s Decameron in late 1300’s and early 1400’s were written in mercantesca (merchant script), that is, the script utilized by merchants or by those who could not read the more codified scripts such as the semi-gothic, minuscule chancery or the miniscule Caroline utilized, instead, by authors and copyists for the major volumes of the time. Ultimately, what we are trying to say is that the connection or the non-separation between high and popular culture is inherent in art and accepted by artists and the public. Ulterior proof of this acceptance is that, in these past few years, graphic novels and novels competed for the same literary awards –something that, until a few years ago, in Italy was almost unthinkable (and perhaps it may be aesthetically wrong to compare the diverse artistic codes of a graphic novel to a novel, but that is another matter). Similarly, to make another example, if we do not expunge the works in Latin or in a language other than Italian from a scholarly work devoted to a multilingual author, we should not set apart popular culture –in all its manifestations—from what we call culture without adding any extra qualification. The unity between various aspects of cultural manifestations is, in the end, exactly what Milva’s rich artistic life stands for.
In closing, I am grateful to my co-director, Marco Arnaudo, and to the Associate Director, Carlotta Vacchelli, for their careful editorial work, but I would be remiss if I did not add a special thanks for Dr. Vacchelli, who made the publication possible. All editors know how much time and work goes into the actual publication of a journal issue.
[i] On her career see the excellent article by Anna Bandettini, “È morta Milva, la “Rossa” della canzone d'autore” (La Repubblica, April 24 2021, https://www.repubblica.it/spettacoli/people/2021/04/24/news/e_morta_milva-297804515/).
Come per il numero precedente, siamo lieti di presentare il volto del nuovo numero con una copertina d'autore di un bravo fumettista, Matteo Pigoli, che collabora con il Centro Fumetto “Andrea Pazienza” di Cremona. Una cover molto bella, ironica e provocante, che coglie in pieno sia alcuni dei temi trattati nel numero, che la molteplicità segnica della cultura pop, difficilmente riconducibile ad un unico canone, stile o genere.
Il terzo numero di Simultanea esce a poca distanza dalla scomparsa di Milva (1939-2021), una delle più note personalità della scena musicale e drammaturgica europea, ritiratasi a vita privata una decina di anni fa della fine.[i] Questo triste evento ci ricorda in pieno le ragioni per cui abbiamo fondato una rivista accademica come questa, dedicata ai media e alla cultura pop(olare). Le metamorfosi artistiche di Milva, infatti – cantante di musica leggera, interprete di canzoni d’autore italiane, tedesche e francesi; protagonista di recital individuali, nonché grandissima attrice drammaturgica, senza, peraltro, mai abbandonare or rinnegare alcuno di questi ambiti – rappresenta esattamente le motivazioni che ci spingono a dare uno spazio critico che non giudichi o riduca la dimensione artistica della cultura pop al rango di cultura altra. Tutt’altro che minore rispetto alla cosiddetta cultura alta, la cultura pop è parte di un unicum che distingue sì fra generi artistici, intenzioni estetiche e di pubblico, ma senza discriminare. L’evoluzione transculturale della carriera di Milva, oltre a incarnare un’immensa unicità artistica legata alle sue personalissime doti, prova, ancora una volta, che arte minore e maggiore o cultura popolare e alta sono intimamente legate. Ponendoci dalla parte della ricezione, pensiamo, per esempio, al pubblico coevo ai lavori di Shakespeare: non possiamo non riflettere sul fatto che una commedia come The Merry Wives of Windsor non potesse che avere un suono molto più popolare, alle orecchie del pubblico, che non King Lear or Richard III, solo per dare due titoli. La diversa preparazione e sensibilità culturale del pubblico, come sempre, avrà consentito una più o meno profonda fruizione dell’opera, senza però toglierle la possibilità di essere una commedia “leggera”, di intrattenimento. Lo stesso si può dire di tanti altri casi, naturalmente. Per fare un altro esempio famoso, basti pensare alla diffusione in mercantesca, la scrittura dei mercanti – appunto – e di chi fosse monolingue e non conosceva il latino, di un classico come il Decameron; e non stupisce che certe novelle fossero molto più diffuse, proprio perché considerate sbocco di sapienza e cultura popolare dai molti che non avevano i mezzi per leggere fra le righe di un manoscritto in minuscola carolina o cancelleresca. E potrei scomodare anche Molière, Goldoni, e così via. In fin dei conti, quel che stiamo cercando di dire, prendendo spunto dalla scomparsa di un’artista del calibro di Milva, è che il collegamento o la non separazione fra cultura pop e cultura alta è insito nell’arte e negli artisti da sempre. Prova, anzi riprova, ne è il fatto che, ormai anche in Italia, nelle ultime edizioni dei maggiori premi letterari sono apparsi titoli di graphic novels fra i romanzi in concorso, per citare un caso contemporaneo. Insomma, così come normalmente non separiamo le opere in latino o non in italiano di un classico da una storia letteraria o da una storia dell’arte (spesso sfugge quanto la permanenza altrove abbia influito sulle scelte estetiche di un pittore o di uno scultore), non dovremmo dissociare la cultura popolare, in tutte le sue manifestazioni, dalla cultura senza qualifiche. Esattamente come ci ha insegnato la vita eccezionale di Milva.
Colgo l’occasione per ringraziare il co-direttore Marco Arnaudo e la vicedirettrice Carlotta Vacchelli, per il loro attento lavoro editoriale. E desidero aggiungere una nota speciale per la Dr. Vacchelli, che ha curato la pubblicazione nei dettagli, grazie ai tanti e vari confronti editoriali. Solo chi si cimenta con questo tipo di lavoro sa quanto impegno richieda.
[i] Un bell’articolo sulla sua carriera è Anna Bandettini, “È morta Milva, la “Rossa” della canzone d'autore” (La Repubblica, 24 aprile 2021, https://www.repubblica.it/spettacoli/people/2021/04/24/news/e_morta_milva-297804515/).