Pratiche sociali e culturali della critica cinefila italiana. Una casistica
by Leonardo Cabrini
This article aims at exploring cinephilic film criticism in Italy in the light of the interrelation between expertise and passion for cinema. During their history, film studies have often had an ambivalent relationship with cinephilia: on one hand early cinephiles set the backbone of the discipline, on the other hand, the appearance of grand theory in the 1960s provoked suspects towards moviegoing as a pleasant and immersive experience. In other words, films had to be unmasked and critics and scholars needed to reveal their hidden structures. Along with this approach, Italian cinephilia had also to deal with the influent tradition of orthodox Marxism – epitomized by Guido Aristarco and his journal Cinema Nuovo –, which deemed cinema worthy of consideration only if paired with a rigorous materialistic investigation. To demonstrate the uniqueness of the Italian scenario, I will analyze three case studies that emphasize the pleasure of the cinematographic experience, and, in the meantime, provide awareness of the inner structure of the film dispositive. The TV show Fuori Orario offers a reconfiguration of the film marathon – bequeathed upon the leftist Italian cinephilia of the 1970s – and at the same time reflects on the leaky boundaries between film textuality and TV flow. Film professor Gianni Canova hosts a TV program, Il cinemaniaco, in which provides critical commentaries while emphasizing the importance of a bodily connection with the filmic matter. Webzine i400Calci is the main advocate of ‘vulgar auteurism’ in Italy and disciplines its passion for lowbrow cinema with irony, erudition, and elitism.
Il presente saggio si propone di esaminare la critica cinefila italiana alla luce di una relazione tra expertise e passione per il cinema. A questo proposito, i film studies, nel corso della storia, hanno avuto un rapporto ambivalente con la cinefilia: se da un lato i primi cinefili hanno posto le basi della disciplina, dall’altro l’emersione della grand theory negli anni Sessanta ha comportato un approccio sospettoso nei confronti cinema come esperienza di piacere e di immersione nel testo. In altri termini, di primaria importanza era lo smascheramento dell’apparato filmico e delle strutture in esso nascoste. Assieme a quest’approccio, la cinefilia italiana doveva fare i conti con la tradizione del marxismo ortodosso di Guido Aristarco e della rivista Cinema Nuovo, che riteneva degni di analisi e di apprezzamento solo quei film che mettevano a tema problemi relativi al materialismo storico. Al fine di dimostrare l’interesse dello scenario italiano, investigherò tre casi di critica cinefila italiana che propongono un’idea di piacere dell’esperienza filmica insieme alla volontà di rivelare le componenti nascoste del dispositivo. Il programma televisivo Fuori Orario riconfigura l’esperienza della maratona cinematografica – tipica della cinefilia radicale italiana degli anni Settanta – e, al medesimo tempo, riflette sulla relazione tra testo filmico e flusso televisivo. L’accademico Gianni Canova presenta il programma televisivo Il cinemaniaco, all’interno del quale, assieme all’analisi critica del film in esame, viene enfatizzata l’importanza di una connessione corporea con la materia cinematografica. La webzine i400Calci, il più celebre esempio di vulgar auteurism in Italia, lascia trasparire un disciplinamento della propria passione ‘volgare’ attraverso ironia, erudizione ed elitismo.