Implicazioni sociali dei rebus della Settimana enigmistica (2008-2021)
by Marco Arnaudo
The essay examines the societal implications of the rebus published by La settimana enigmistica in the last decade. We begin by demonstrating that a rebus, like any other cultural artifact, is not neutral when it comes to representation. The inner logic of the visual puzzle, while favoring certain words and concepts, always intersects the value system of the society that produces it, tolerating certain kinds of representation and forbidding others. This is particularly evident in the representation of women, people of color, and people of short stature in the rebus.
Women, in the selection of rebus under exam, are almost always represented in subordinate and traditional roles, they are often defined by their attractiveness, and they are the ones usually described as taking care of the house and the children. This is all the most apparent when the action in the rebus (such as washing dishes) could be performed equally well by a male figure. Even in such cases, rebus almost always choose to adopt the most traditional representation.
As for people of color, they are represented in the rebus only when their skin color is needed to express “nero” (black) or “moro” (moor). There is no room here for any normalization of diversity. The resulting society is one in which white people are defined by a myriad of traits and actions, while people of color only by one physical element.
Something similar can be observed in the representation of people of short stature, who are represented exclusively to express the word “nano” (dwarf) and are often seen in comical and subordinate roles. The essay therefore demonstrates that even the most recent rebus of La settimana enigmistica reiterate and amplify outdated and stereotypical conceptions of our society.
L’articolo investiga le implicazioni sociali dei rebus della Settimana Enigmistica dell’ultimo decennio. Si inizia dimostrando che il rebus, come ogni costrutto culturale, non è neutrale in termini di rappresentazione. La logica del gioco enigmistico, pur favorendo l’impiego di certe parole e concetti, si intreccia sempre con il sistema di valori della società, tollerando la presenza di certe rappresentazioni e proibendone altre. Ciò è particolarmente evidente nella rappresentazione rebussistica di donne, persone di colore, e persone di bassa statura.
Le donne, nei rebus esaminati, appaiono quasi sempre in ruoli tradizionali subalterni, vengono spesso definite in base alla loro avvenenza, e sono quasi sempre loro a prendersi cura della casa e accudire i bambini. Ciò è tanto più evidente quando l’azione del rebus (come “lava” i piatti) potrebbe venire espressa altrettanto bene da una figura maschile che una femminile. Anche in questi casi, la scelta del rebus cade quasi sempre sul ruolo tradizionale.
Quanto alle persone di colore, esse appaiono soltanto quando il loro colore della pelle serva a esprimere “nero” o “moro”. Non c’è spazio per la normalizzazione della diversità, e la società che ne risulta è una in cui i bianchi vengono definiti in base a una miriade di tratti e azioni, ma le persone di colore solo in base a un singolo tratto fisico.
Qualcosa di simile avviene per la rappresentazione delle persone di bassa statura, rappresentate esclusivamente per esprimere la parola “nano”, e spesso poste in ruoli comici o subalterni. Si dimostra dunque come anche nei rebus recenti La settimana enigmistica reiteri e amplifichi concezioni datate e stereotipiche della nostra società.