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The Other and the Power of Invisibility in the Italian Network Series Zero

by Andrea Scapolo

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This article analyzes how the Italian Netflix series Zero utilizes the metaphor of invisibility to represent otherness, particularly focusing on the immigrant population in Italy. Zero, created by comic book artist Menotti and based on Antonio Dikele Distefano’s novel Non ho mai avuto la mia età, features a second-generation Italian teen of Senegalese descent named Omar, nicknamed Zero, who has the superpower of becoming invisible when experiencing strong emotions. The series addresses a technological shift in media due to streaming services like Netflix and explores representations of otherness. 

The author examines how the representation of the Other is portrayed in both Di Stefano’s novel and the Zero series, arguing for a potential re-coding of hegemonic discourse on immigration through television and storytelling, following the conceptualization of otherness described by Melinda Niehus-Kettler and Sabine Hark. This requires navigating the contrasting forces of market logic, artistic creation, and social engagement. The media plays a significant role in disseminating hegemonic representations of the Other, intersecting with different dimensions of the social and cultural order that stem from a capitalistic form of production. Despite the globalization of television through streaming services, the American market significantly influences the content. Zero also addresses the representation of blackness in media, further complicating the narrative. The series diverges from the novel in significant ways, including the addition of the protagonist’s superpower, adopting a superhero narrative, and sanitizing the original story to appeal to a broader audience. 

Questo articolo analizza come la serie italiana di Netflix Zero utilizzi la metafora dell’invisibilità per rappresentare l’altro, concentrandosi in particolare sulla popolazione immigrata in Italia. Zero, creata dal fumettista Menotti e basata sul romanzo di Antonio Dikele Distefano Non ho mai avuto la mia età, racconta la storia di Omar, un adolescente italiano di seconda generazione di origini senegalesi soprannominato Zero, che ha il superpotere di diventare invisibile quando prova emozioni forti. La serie affronta un cambiamento tecnologico nei media dovuto ai servizi di streaming come Netflix ed esplora le rappresentazioni dell’altro. 

L’autore esamina come la rappresentazione dell’Altro sia trattata sia nel romanzo di Di Stefano che nella serie Zero, argomentando una possibile decodifica del discorso egemonico sull’immigrazione attraverso la televisione e la narrazione, seguendo la concettualizzazione dell’altro descritta da Melinda Niehus-Kettler e Sabine Hark. Questo richiede una navigazione tra le forze contrastanti della logica di mercato, della creazione artistica e dell’impegno sociale. I media giocano un ruolo significativo nella diffusione delle rappresentazioni egemoniche dell’Altro, intersecandosi con diverse dimensioni dell’ordine sociale e culturale derivanti da una forma capitalistica di produzione. Nonostante la globalizzazione della televisione tramite i servizi di streaming, il mercato americano influenza notevolmente il contenuto. Zero affronta anche la rappresentazione della nerezza nei media, complicando ulteriormente la narrazione. La serie si discosta dal romanzo in modi significativi, tra cui l’aggiunta del superpotere del protagonista, l’adozione di una narrazione da supereroe e la “sanificazione” della storia originale per attrarre un pubblico più ampio. 

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The Other and the Power of Invisibility in the Italian Network Series Zero

by Andrea Scapolo

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This article analyzes how the Italian Netflix series Zero utilizes the metaphor of invisibility to represent otherness, particularly focusing on the immigrant population in Italy. Zero, created by comic book artist Menotti and based on Antonio Dikele Distefano’s novel Non ho mai avuto la mia età, features a second-generation Italian teen of Senegalese descent named Omar, nicknamed Zero, who has the superpower of becoming invisible when experiencing strong emotions. The series addresses a technological shift in media due to streaming services like Netflix and explores representations of otherness. 

The author examines how the representation of the Other is portrayed in both Di Stefano’s novel and the Zero series, arguing for a potential re-coding of hegemonic discourse on immigration through television and storytelling, following the conceptualization of otherness described by Melinda Niehus-Kettler and Sabine Hark. This requires navigating the contrasting forces of market logic, artistic creation, and social engagement. The media plays a significant role in disseminating hegemonic representations of the Other, intersecting with different dimensions of the social and cultural order that stem from a capitalistic form of production. Despite the globalization of television through streaming services, the American market significantly influences the content. Zero also addresses the representation of blackness in media, further complicating the narrative. The series diverges from the novel in significant ways, including the addition of the protagonist’s superpower, adopting a superhero narrative, and sanitizing the original story to appeal to a broader audience. 

Questo articolo analizza come la serie italiana di Netflix Zero utilizzi la metafora dell’invisibilità per rappresentare l’altro, concentrandosi in particolare sulla popolazione immigrata in Italia. Zero, creata dal fumettista Menotti e basata sul romanzo di Antonio Dikele Distefano Non ho mai avuto la mia età, racconta la storia di Omar, un adolescente italiano di seconda generazione di origini senegalesi soprannominato Zero, che ha il superpotere di diventare invisibile quando prova emozioni forti. La serie affronta un cambiamento tecnologico nei media dovuto ai servizi di streaming come Netflix ed esplora le rappresentazioni dell’altro. 

L’autore esamina come la rappresentazione dell’Altro sia trattata sia nel romanzo di Di Stefano che nella serie Zero, argomentando una possibile decodifica del discorso egemonico sull’immigrazione attraverso la televisione e la narrazione, seguendo la concettualizzazione dell’altro descritta da Melinda Niehus-Kettler e Sabine Hark. Questo richiede una navigazione tra le forze contrastanti della logica di mercato, della creazione artistica e dell’impegno sociale. I media giocano un ruolo significativo nella diffusione delle rappresentazioni egemoniche dell’Altro, intersecandosi con diverse dimensioni dell’ordine sociale e culturale derivanti da una forma capitalistica di produzione. Nonostante la globalizzazione della televisione tramite i servizi di streaming, il mercato americano influenza notevolmente il contenuto. Zero affronta anche la rappresentazione della nerezza nei media, complicando ulteriormente la narrazione. La serie si discosta dal romanzo in modi significativi, tra cui l’aggiunta del superpotere del protagonista, l’adozione di una narrazione da supereroe e la “sanificazione” della storia originale per attrarre un pubblico più ampio. 

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