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Broadcasting the Food Nation: Mario Soldati’s Journey in the Po Valley and the Search for Popular Gastronomy

by Simona Bondavalli

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Through the multi-episode television travelogue Journey in the Po Valley: In search of genuine foods, (RAI 1957-58), writer and filmmaker Mario Soldati contributed to an emerging intellectual discourse which generally defended Italy’s gastronomical heritage from a perceived homogenizing tendency in the rapid modernization of post-war years. The article analyzes the show’s documentary practices in the context of RAI’s educational and nation-building efforts. Soldati saw the potential offered by television as a democratic medium, and of gastronomy as shared patrimony, to generate a sense of belonging to the nation. Not merely consumers, but producers of food and knowledge, ordinary people interviewed in Journey in the Po Valley helped the host update Italy’s food discourse and share it with viewers nationwide. Gastronomy could thus be part of RAI’s civilizing mission alongside literature, history, opera, and other forms of high culture that public broadcasting made accessible to a wide audience. Unlike other cultural forms, however, for which viewers were positioned mainly on the receiving end of the educational contract, gastronomic discourse could easily activate common people as cultural producers. Historically a dynamic network of exchanges between different social groups, gastronomy appears through this journey as a mediation of high and popular culture that easily involves Italians of all backgrounds.

Con l’inchiesta televisiva Viaggio nella valle del Po: Alla ricerca di cibi genuini (RAI 1957-58), lo scrittore e cineasta Mario Soldati contribuisce al discorso intellettuale emerso in quegli anni a difesa delle tradizioni gastronomiche italiane dalle tendenze omologanti percepite nella rapida modernizzazione del Paese. L’articolo analizza le pratiche documentarie dell’inchiesta nel contesto della missione pedagogica e unificatrice della RAI. Soldati riconosce il potenziale offerto dalla televisione come mezzo democratico, e dalla gastronomia come patrimonio condiviso, per sviluppare un senso di appartenenza alla nazione. Non solo consumatori, ma produttori di alimenti e di sapere, gli italiani comuni intervistati in Viaggio nella Valle del Po collaborano con il presentatore ad aggiornare e popolarizzare la cultura gastronomica italiana. La gastronomia può così contribuire alla missione civilizzatrice della RAI, accanto a letteratura, storia, lirica e altre forme di cultura “alta” che la televisione di stato popolarizza in quegli anni. A differenza di altre forme culturali, tuttavia, per le quali gli spettatori si posizionano esclusivamente come destinatari dello scambio pedagogico, il sapere gastronomico è in grado di attivare la persona qualunque come produttrice di cultura, sullo schermo e tra il pubblico. Da sempre rete dinamica di scambi tra diversi gruppi sociali, in questo viaggio televisivo la gastronomia si rivela dunque come spazio di efficace mediazione tra cultura alta e cultura popolare, in grado di coinvolgere italiani di ogni ceto.

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Con l’inchiesta televisiva Viaggio nella valle del Po: Alla ricerca di cibi genuini (RAI 1957-58), lo scrittore e cineasta Mario Soldati contribuisce al discorso intellettuale emerso in quegli anni a difesa delle tradizioni gastronomiche italiane dalle tendenze omologanti percepite nella rapida modernizzazione del Paese. L’articolo analizza le pratiche documentarie dell’inchiesta nel contesto della missione pedagogica e unificatrice della RAI. Soldati riconosce il potenziale offerto dalla televisione come mezzo democratico, e dalla gastronomia come patrimonio condiviso, per sviluppare un senso di appartenenza alla nazione. Non solo consumatori, ma produttori di alimenti e di sapere, gli italiani comuni intervistati in Viaggio nella Valle del Po collaborano con il presentatore ad aggiornare e popolarizzare la cultura gastronomica italiana. La gastronomia può così contribuire alla missione civilizzatrice della RAI, accanto a letteratura, storia, lirica e altre forme di cultura “alta” che la televisione di stato popolarizza in quegli anni. A differenza di altre forme culturali, tuttavia, per le quali gli spettatori si posizionano esclusivamente come destinatari dello scambio pedagogico, il sapere gastronomico è in grado di attivare la persona qualunque come produttrice di cultura, sullo schermo e tra il pubblico. Da sempre rete dinamica di scambi tra diversi gruppi sociali, in questo viaggio televisivo la gastronomia si rivela dunque come spazio di efficace mediazione tra cultura alta e cultura popolare, in grado di coinvolgere italiani di ogni ceto.

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